La vendita di falsi d´autore corre sul web. I Carabinieri hanno sequestrato una cinquantina di opere dei maestri sardi Vincenzo Farci, Ciriaco Piras, Federico e Melkiorre Melis. Sono dieci gli indagati
CAGLIARI – Si contendevano all'asta ceramiche firmate dai maestri sardi del Novecento Vincenzo Farci, Ciriaco Piras, Federico e Melkiorre Melis. O almeno, questo è quello che pensavano gli ignari clienti che partecipavano alle aste su internet. Invece, erano dei falsi. Sono dieci le persone iscritte nel registro degli indagati, con le accuse di frode in commercio, ricettazione e contraffazione di opere d'arte (circa una cinquantina).
I Carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale della Sardegna, coordinati dal capitano Paolo Montorsi, hanno sequestrato oltre cinquanta opere di ceramica tra piatti, piastrelle e vassoi. Le indagini sono partite a fine 2014 a seguito di controlli e segnalazioni relative alla vendita su Internet di alcuni pezzi di Melkiorre e Federico Melis. Nel mirino dei militari, sono finiti due cagliaritani, due oristanesi (uno dei quali già denunciato per aver falsificato un quadro) e, fuori dall'Isola, un milanese, due residenti nelle Marche, due nel Lazio ed uno in Liguria. Sono quindi scattate le perquisizioni, che hanno permesso il recupero delle ceramiche sospette. Si sono rivolti alla Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Cagliari e alla dottoressa Maria Laura Ferru, consulente della Procura, per l'analisi dettagliata delle opere, accertando che si trattava di falsi d'autore di ottima qualità, create da mani esperte che conoscevano perfettamente la produzione artistica dei maestri sardi.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini la rete di diffusione dei falsi, oltre ai siti di aste sul web, era quella legata a mercatini, botteghe di antiquari ed alle fiere. Le indagini hanno consentito di individuare tutte le persone coinvolte nel commercio illegale. Si tratta di insospettabili professionisti, spesso collezionisti d'arte con il pallino delle falsificazioni, alcuni di questi avevano continui scambi commerciali tra la Sardegna e la Penisola. Le opere vendute e ora sequestrate avrebbero fatto incassare ai falsari 300mila euro.