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Attilio Dedoni 30 maggio 2016
L'opinione di Attilio Dedoni
Le zone interne compromesse in Sardegna


Il Master Plan per le zone interne promesso dal presidente Pigliaru in occasione della presentazione del rapporto Crenos potrebbe sembrare, a prima vista, una buona notizia per quella vasta parte della nostra Isola più colpita dai fenomeni di spopolamento e desertificazione. Le dichiarazioni con cui il Presidente ha accompagnato l’annuncio, però, non lasciano ben sperare: il capo dell’esecutivo sembra intenzionato a portare avanti la linea politica vista finora, all’insegna di una vera e propria crociata contro i piccoli Comuni.

Continuare a parlare di frammentazione in termini negativi significa non capire il valore rappresentato da una rete di piccoli centri dove, con un sostegno reale della parte pubblica, si possono raggiungere livelli elevatissimi di qualità della vita, attraendo così nuovi residenti ed invertendo il trend demografico negativo. Per fare ciò è però necessario che i servizi pubblici essenziali siano diffusi in maniera capillare e non accorpati secondo logiche di taglio lineare improntate unicamente al risparmio: non è concentrando gli investimenti che si può pensare di rilanciare le zone interne, anche perché si finirebbe per far arrivare ancora più risorse a chi è già privilegiato e continuare a sottrarle a chi ne ha più bisogno.

Il discorso sulla scuola è emblematico: mentre altre Regioni si scontrano con lo Stato per difendere istituti frequentati da una manciata di alunni, la Sardegna chiude e accorpa decine di scuole, salvo poi scoprire di non essere in grado di acquistare tutti gli scuolabus necessari per garantire agli studenti il diritto allo studio al di fuori dei loro centri di residenza. Accorpare le scuole, così come tutti gli altri servizi pubblici essenziali, a partire da quelli sanitari, vuol dire incentivare lo spopolamento: basti vedere come il fenomeno si è andato accentuando negli ultimi anni, da quando la Pubblica Amministrazione si è orientata su politiche ultrarigoriste che mirano a risanare i bilanci tagliando selvaggiamente gli investimenti nelle aree più deboli.

Invitiamo perciò il presidente Pigliaru a venire a confrontarsi in Consiglio regionale, presentando un disegno di legge a favore delle zone interne che sarà esaminato insieme alla proposta già presentata dai Riformatori, di cui sono il primo firmatario. La nostra proposta mette al primo posto la vivibilità, incentivando l’insediamento di nuovi residenti e nuove attività produttive attraverso sgravi fiscali, e stanziando risorse per il potenziamento dei servizi pubblici di base: si va nella direzione opposta rispetto all’assistenzialismo, perché creando sviluppo si contribuisce all’economia dell’intera Isola, rilanciando comparti che possono essere un punto di forza per tutta la Sardegna, a partire da un turismo che non può essere solo balneare.

*il capogruppo dei Riformatori Sardi – Liberaldemocratici in Consiglio regionale
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