Apriti cuore, ovvero il coraggio della parola, della comprensione e della denuncia: contro l’omofobia, i pregiudizi e il silenzio, il Liceo Artistico di Alghero gira un cortometraggio
ALGHERO - Apriti cuore, ovvero il coraggio della parola, della comprensione e della denuncia: contro l’omofobia, i pregiudizi e il silenzio, il Liceo Artistico di Alghero si distingue ancora per l’attualità e la partecipazione civica. Sceglie un cortometraggio, scritto diretto e recitato dagli alunni, dal titolo appunto “Apriti Cuore” presentato al Concorso nazionale “Il silenzio è dolo – siamo l’Italia che sceglie il coraggio”, per lanciare un segnale forte su questa tematica. Il video sta facendo il pieno di visualizzazioni sui social, arrivando a oltre 50mila visualizzazioni in pochi giorni.
L'iniziativa è stata promossa dal dirigente ccolastico A.F.Colledanchise e dalla referente di Plesso del Liceo Artistico di Alghero Prof.ssa Lucia Naitana. Il video ha visto coinvolti alcuni ragazzi della classe terza A, sezione Architettura. Al Progetto hanno partecipato: Samuele Satta (attore principale); Gioia Castigliego (curatrice del monologo); Marco Peddio (sceneggiatura e regia); Leonardo Marras( voce narrante); Nadia Fattor e Roberto Sanna (tecnici di Laboratorio).
La storia. Il video racconta la storia dei sentimenti tra Samuele e Marco «limpidi e sinceri come quelli che un uomo nutre verso una donna», che si scontrano con i pregiudizi dell’ ignoranza. Conscio dell’ipocrisia del mondo che li circonda e della paura di dichiarare la propria omosessualità, Samuele si nasconde tra le pagine di un libro: sogna, pensa, ricorda i momenti affettuosi vissuti con Marco. Un giorno mentre la madre riordina la sua camera, casualmente trova la foto che ritrae suo figlio mano nella mano con Marco. Inizia il dramma in famiglia e i dubbi diventano realtà. Sperduto e impaurito, umiliato, derubato dei sentimenti più belli, Samuele decide di morire lanciandosi dal promontorio di Capo Caccia. Un passo del monologo recita: ”mi hanno fatto morire dieci, cento volte e non una volta”. In queste parole tristi, profonde e dolorose si concentra la scelta del secondo finale.
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