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A.B. 6 agosto 2016
L´allarme del Cna: crollano gli appalti pubblici in Sardegna
Nell´Isola si sta registrando un -20percento rispetto al 2015. Malissimo il trimestre maggio-luglio. «Rimettere in moto l´attività delle stazioni appaltanti utilizzando le risorse Ue 2014-2020 e quelle del Patto per la Sardegna», chiedono i vertici del Cna


SASSARI - Continua la flessione dei lavori pubblici in Sardegna. Se nel corso del primo trimestre dell’anno si era registrato un numero in leggera crescita a fronte di un forte calo della spesa, alla fine di luglio il risultato è negativo su entrambi i fronti. Con 602 gare promosse in sette mesi, per un importo complessivo a base di gara pari a 308milioni di euro, il mercato regionale delle opere pubbliche è di circa il 20percento inferiore rispetto allo stesso periodo del 2015. Il report del Centro studi della Cna Sardegna mette in luce impietosamente il crollo degli appalti pubblici, evidenziando un netto ridimensionamento del numero degli interventi promossi, che da maggio si attestano in media sotto le 60 unità mensili, contro i quasi 110 del primo quadrimestre e del 2015 (anno che, va ricordato, arrivava dopo un 2014 disastroso).

«Dopo poco più di tre mesi dall’entrata in vigore del nuovo codice degli appalti l’attività delle stazioni appaltanti ha chiaramente rallentato in Sardegna così come in tutto il territorio nazionale», spiegano Francesco Porcu e Mauro Zanda, rispettivamente segretario regionale della Cna Sardegna e presidente di Cna Costruzioni. «Tra gennaio e aprile, l’attività dei committenti pubblici aveva migliorato i livelli del 2015 sia nella nostra regione che nel resto d’Italia (+1,9percento le gare promosse in Sardegna e +8percento quelle in Italia rispetto al primo quadrimestre 2015), ma nei tre mesi successivi si può senza dubbio parlare di un vero e proprio crollo del mercato, ovvero -25percento in Italia, assai peggio in regione, -45percento». Anche la spesa, evidenziano i vertici della Cna, ha avuto lo stesso trend: nel primo quadrimestre è cresciuta sia in Sardegna che in Italia (+3percento e +65percento rispettivamente), mentre tra maggio e luglio si è ridotta del 49percento in Sardegna e del 34percento nel totale nazionale, a testimoniare che il blocco dell’attività riguarda anche i grandi progetti. «Il nostro auspicio – spiegano Porcu e Zanda – è che l’attività delle stazioni appaltanti venga rimessa in moto dalle risorse Ue per il settennio 2014-2020 e soprattutto dai 2miliardi di euro previsti per le infrastrutture dal Patto per la Sardegna appena sottoscritto da Governo e Regione».

Fatta eccezione per i bandi con importo non segnalato (che passano da 94 a 120) la riduzione riguarda tutte le classi, ma il tasso negativo più importante è relativo al cuore del mercato: i lavori di importo inferiore ad un milione (in cui si concentra mediamente circa l’80percento della domanda) si sono ridotti del 26percento rispetto ai primi sette mesi del 2015. In termini economici, la caduta di tale fascia del mercato è stata anche più rilevante: quasi il 42percento rispetto al corrispondente periodo 2015. Lo scenario è recessivo anche per i lavori più grandi, anche se in questo ambito si registrano tassi negativi meno importanti: gli interventi di importo superiore ad un milione hanno perso il 6percento in termini numerici ed il 9percento in termini di spesa. Ne sono stati censiti 46 (49 un anno prima) per 237milioni (260 nei primi sette mesi del 2015). Quest’anno, nessuna gara ha superato i 50milioni.

In Italia, il numero degli appalti pubblici si è ridotto del 7,6percento, mentre, per effetto di maxi appalti promossi (di cui due di oltre un miliardo mandati in gara ad aprile), la spesa risulta in crescita del 15percento. Nella graduatoria nazionale, la Sardegna si colloca tra le undici regioni con dinamica negativa rispetto ai primi sette mesi del 2015, sebbene non occupi le posizioni più estreme delle due classifiche. Infatti, in termini numerici ci sono regioni con una riduzione della domanda anche più rilevante, quasi tutte al sud, dove la domanda si è ridotta molto più radicalmente. Preoccupano soprattutto i grandi mercati della Campania, Puglia, Sicilia e Calabria che, con 3800 gare complessive, rappresentano quasi il 40percento del mercato nazionale. Le stesse regioni segnano forti riduzioni anche della spesa, sebbene in questo caso i tassi negativi più drammatici riguardano, oltre al Trentino (che ha il primato negativo anche per il numero), Umbria e Lazio.


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