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Tore Piana 13 agosto 2016
L'opinione di Tore Piana
Per l’agricoltura tira una brutta aria


Sarà un autunno caldissimo per l’agricoltura in Sardegna, i nodi irrisolti verranno tutti al pettine e tutti insieme, dal prezzo del latte ovino che si prospetta a 50centesimi litro, ai bandi Psr in ritardo e peggiorati nella loro burocrazia, oggi solo tre pubblicati su sedici, al premio unico che viene pagato con forti ritardi e con regolamenti che vengono cambiati in corsa, sino al prezzo dell’olio di oliva che subirà ribassi mai visti a causa degli accordi dell’Italia su importazione dell’olio tunisino senza dazi. Saranno le ricette del passato senza idee e strategie straordinarie per l’agricoltura sarda, attuate dal presidente Pigliaru, a proiettarci nel futuro? Oppure c'è bisogno di una nuova strada, di una nuova via di sviluppo? La politica della Regione Sardegna non è efficace per superare le difficoltà che il mondo agricolo sardo dovrà affrontare. C'è voglia di rivoluzione, di cambiare, di sovvertire. Il ruolo del mondo agricolo non sarà secondario e la Sardegna a oggi si trova impreparata a rilanciare lo sviluppo, servono nuove idee e strategie innovative e straordinarie. Non so come andrà a finire il referendum sulla riforma della Costituzione, tra qualche mese , se ci saranno le elezioni politiche anticipate. Non so chi sarà eletto presidente degli Stati Uniti, tra qualche mese. Non so quale finanziaria nazionale e quale finanziaria regionale verrà approvata. So solo che se non avverrà un cambio profondo nella politica agricola regionale in Sardegna, le nostre peggiori paure rischieranno di materializzarsi entro breve, brevissimo tempo.

E' da qualche anno che sto sentendo parlare, sempre più frequentemente, di populismo e nazionalismo. Un fenomeno contestuale alla concentrazione di marchi, industrie e quote di mercato nelle mani di pochi, pochissimi soggetti. In campo agricolo, Bayer si è lanciata all'assalto di Monsanto. Syngenta è stata comprata dalla cinese ChemChina. Dow Chemical e Dupont si sono fuse in un unico colosso. I nomi citati, nel loro complesso, controllano il 59percento del mercato sementiero mondiale e la stessa percentuale di quello dei fitofarmaci. Solo che da sei soggetti, se l'operazione Bayer andrà in porto, si passerà a tre. Secondo una ricerca Oxfam del 2014, i 500 marchi di alimentari più venduti al mondo sono di proprietà di dieci grandi multinazionali del cibo, che controllano così il 70percento del mercato. Contestualmente, abbiamo assistito a un aumento delle diseguaglianze di reddito lungo la filiera, con una progressiva riduzione dei guadagni degli agricoltori. Per contrastare questo fenomeno si applica la stessa ricetta che è valsa nel campo dei prodotti per l'agricoltura e di quelli agroalimentari. Non essendo possibile, almeno in Italia ed in particolare in Sardegna, la concentrazione nelle mani di pochi, si è pensato di convertire la parola concentrazione in aggregazione. Quindi sono nate cooperative o organizzazioni di prodotto Op sulla base della Legge 102 e incentivate da provvedimenti della Regione Sardegna, che raccolgono, quanto raccolto dai campi dai propri associati per proporlo sul mercato.

Presto ci si è accorti che coop o Op sono troppo territoriali, fanno fatica a rispondere alle esigenze del mercato, rendendo necessarie ulteriori fusioni e incorporazioni. Interessante, da questo punto di vista, studiare il fenomeno Dcoop, già Coop Hojblanca, in Spagna che ormai raccoglie il 20-30percento della produzione d'olio d'oliva iberica. Stando al livello di insofferenza degli olivicoltori e frantoiani spagnoli, questa progressiva aggregazione non ha portato alcun beneficio agli agricoltori. Senza la politica agricola comunitaria l'olivicoltura iberica sarebbe in perdita. Ed in Sardegna senza l’aiuto comunitario l’intero comparto agricolo oggi sarebbe non remunerativo e quindi abbandonato. La strada scelta, dopo la crisi economico-finanziaria del 2008, è stata quella della concentrazione e aggregazione. A quasi dieci anni di distanza, però, non stiamo raccogliendo i frutti di tale scelta. La crescita economica in tutti i paesi industrializzati quali l’Italia e la nostra Regione Sardegna è troppo modesta per sostenere una reale e significativa ripresa dei consumi. Le economie dei Paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), su cui tanto di puntava per un rilancio globale, si sono progressivamente afflosciate o comunque i trend positivi si sono ridotti considerevolmente. I paesi in via di sviluppo sono sempre più poveri, da cui l'aumento dell'emigrazione. Una crisi economica di tal portata, per diffusione e durata, non può che tradursi in una crisi sociale.

Una crisi sociale porta al riemergere prepotente della triade: patria, famiglia, religione. Fenomeni alla Norbert Hofer in Austria, alla Donald Trump negli Stati Uniti e alla Boris Johnson in Gran Bretagna non nascono dal caso, per arrivare alla nascita di probabili movimenti estremisti anche in Sardegna, questo è un problema reale che secondo noi di Italia Unica, sia a livello nazionale che a livello Sardegna, non viene tenuto in considerazione. Combattere il dilagante neo-protezionismo e nazionalismo con le stesse ricette che ne sono la causa significa imboccare una via senza uscita. Occorre cambiare, ma come? L'agricoltura è un laboratorio sperimentale a cielo aperto che, da qualche anno e in maniera transnazionale, sta proponendo nuovi modelli di sviluppo. Dal “buono, pulito e giusto” fino al chilometro zero e ai farmer's market. Da una nuova ecologia fino a un'innovazione funzionale al territorio. L'agricoltura, a pensarci bene, ha già regalato al mondo una nuova concezione di sviluppo che passa attraverso la parola multifunzionalità. La parola, così come la sua applicazione in economia, non è affatto nuova e spesso si traduce in differenziazione degli investimenti. E allora dove sta la novità? Mentre in economia la multifunzionalità viene tradotta in spostamento di capitali, in agricoltura la multifunzionalità viene declinata come acquisizione di competenze.

Dal capitale economico-finanziario, i soldi, a quello umano-culturale, le conoscenze e le competenze. In questo contesto assistiamo a un’ indifferenza e lassismo pauroso e preoccupanti da parte del presidente delle Regione Pigliaru e della sua Maggioranza di Centrosinistra, Italia Unica ha nei giorni scorsi costituito un gruppo di lavoro con esperti nel settore, chiamato “Centro Studi Agricoli Sardi”, con il compito di raccordarsi con dirigenti esperti in agricoltura anche di altre regioni e trovare cosi soluzioni per rilanciare lo sviluppo agricolo in Sardegna. Italia Unica è fermamente convinta che il rilancio dell’economia sarda passi attraverso le due direttrici produttive che sono l'agricoltura e il turismo.

*coordinatore regionale Italia Unica
11:35
Un primo appuntamento di ascolto e confronto tra l’assessorato e le associazioni per trovare soluzioni alle criticità, cercare le opportunità per valorizzare le eccellenze e creare interazioni positive e propositive


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