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Pietro Serra 29 agosto 2016
L'opinione di Pietro Serra
Nel Reatino, i segnali c´erano


Decido di scrivere, in una tarda domenica di agosto. Una giornata di dolore nella quale tanti, troppi, hanno parlato della tragedia presente. Nessuno dica che i segnali non c'erano. E' un falso. Le scosse andavano avanti da settimane, mesi, anni. Erano per lo più strumentali. Raramente i cittadini si accorgevano di quanto avveniva. Ben 1356 le scosse dal primo gennaio al 23 agosto, data precursore del fatale 6.0 sulla scala Richter. E che qualcosa non andava, era nell'aria. Perché se da Accumoli, in un raggio di 15chilometri dal primo gennaio, le scosse erano 610, la massima di Ml 2.3 Richter, dalle 14:21 (Utc) del 21 agosto, più nulla. Poi la cronaca di cui siamo tutti al corrente. E si fanno largo alcune domande. All'indomani della scossa, cosa hanno fatto concretamente i Comuni per evitare un bis del dramma che da mercoledì scandisce le nostre giornate? La domanda è retorica, la risposta fin troppo evidente. Nessuno è colpevole di nulla. Lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni, i cittadini. Nessuno, assolutamente.

Mentre le tv, come un mantra, trasmettono immagini e collegamenti in diretta, il mio ricordo va al passaggio nel Reatino. Era novembre, cinque mesi prima della seconda visita, avvenuta a fine aprile. Città e borghi stupendi. Alcuni distrutti, altri più lontani e intatti. Attendevo con ansia la corriera che da Bologna mi avrebbe portato a Firenze e poi a Rieti. Un viaggio ricco di emozione, con un amico del quale attualmente ho perso i contatti. Una volta arrivato, sospirai. Poi dritto, verso Cittaducale. Tanta era l'emozione. Le montagne, i campanili, l'aria frizzantina, la gente che tendeva la mano e raccontava quanto grande fosse l'amore per il proprio territorio. Ma il tempo stringeva, appena due giorni per poi andare a L'Aquila. E le immagini, dall'Abruzzo al Lazio, grosso modo son le stesse, forse peggiori. L'inizio della conta, 10, 50, 100, 250, 290 morti. Bambini, donne, anziani, disabili. Nessuno è stato risparmiato dalla furia della terra. Come nessuno è stato risparmiato dalla retorica televisiva: «Quelle case non dovevano cadere», affermano gli ingegnieri. «Vi staremo vicini», ribatte il presidente del Consiglio. «Non vi abbandoneremo», prosegue il Capo dello Stato. «Presto verrò a trovarvi», incalza Papa Francesco.

Eppure lo scrissi il 24 maggio. La notizia fu ripresa da pochi organi d'informazione. E pochi mi ascoltarono: «Da tempo il Reatino è interessato da uno sciame sismico che dal primo gennaio ad oggi ha prodotto ben 308 scosse in un raggio di 30chilometri da Rieti», affermai. Proseguendo: «La magnitudo è compresa tra lo strumentale e l'udibile come quella di ieri sera che è stata avvertita dalla popolazione. Sappiamo attraverso la scienza che il terremoto è un fenomeno naturale imprevedibile: così come non si può affermare che vi saranno scosse più forti, allo stesso tempo non si possono escludere». Silenzio totale. Anche quando, incalzando gli amministratori affermai testualmente: «Sarebbe opportuna un'azione congiunta delle Amministrazioni del Reatino nei confronti della Regione Lazio e unitamente a questa attraverso il Governo affinché si attui al più presto un piano edilizio che garantisca la necessaria sicurezza dei cittadini. Ciò dovrà andare di pari passo con l'informazione, ancora carente, nella popolazione». E ora? Parole. Tante. Tantissime. Troppe! Quasi all'indigestione, tanto che il nostro stomaco non riesce più ad assimilarle. E le nostre orecchie si ribellano, infastidite. E' l'ora dei fatti. Se non si può prevedere, s'inizi a prevenire. Partendo dalle scuole, uffici pubblici, chiese (alla faccia del messaggio di Cristo: «Costruite sulla roccia, non sulla sabbia»). E si compia una seria opera di controllo. Mai più corruzione. Mai più vittime della cattiva edilizia.

* presidente Alternativa Futura per l'italia
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