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Cagliari OgginotiziesardegnaOpinioniAgricolturaInterventi tampone non servono sul latte
Attilio Dedoni 23 gennaio 2017
L'opinione di Attilio Dedoni
Interventi tampone non servono sul latte


L’impegno della Quinta Commissione consiliare per la stesura di una risoluzione sul prezzo del latte ovino da sottoporre al voto dell’Assemblea rappresenta un’occasione unica per stabilizzare e rilanciare un comparto che, per evidenti ragioni storiche, sociali e culturali, è uno dei fondamenti della nostra economia. La situazione attuale richiede interventi immediati per le aziende duramente colpite dal calo del prezzo del latte, ma anche e soprattutto misure di medio-lungo termine che consentano ai produttori di affrancarsi dalla dipendenza economica che li lega alla filiera della trasformazione e dalle crisi cicliche determinate dal fluttuare delle quotazioni del pecorino romano.

«Tra le proposte che i Riformatori hanno presentato in Commissione c’è il rifinanziamento della legge regionale 15 del 2010, con cui già si è affrontata in passato un’analoga crisi del comparto. Serve però garantire agli allevatori un’iniezione di liquidità nell’immediato, che consenta loro di non dover dipendere dalle anticipazioni sul prezzo del latte. Ciò si può ottenere con i contributi de minimis, che non richiedono la notifica all’Unione Europea, e attraverso il credito di esercizio, che verrebbe erogato dalle banche con procedure semplici, rapide e trasparenti a fronte di garanzie offerte dalla stessa Regione. A queste misure si devono affiancare gli investimenti nell’innovazione, che consentano al comparto di affrontare le sfide del mercato globale. E’ necessaria la riqualificazione del parco bestiame, sostituendo i capi vecchi con altri più giovani e produttivi».

Si deve promuovere l’allevamento di pecore da carne, viste anche le richieste di carne ovina che provengono dal Medio Oriente e, più in generale, dai paesi islamici. Bisogna puntare sulla destagionalizzazione e sulla diversificazione nella produzione dei formaggi: erborinati, formaggi molli, caprini e formaggi misti ovicaprini possono attrarre maggiormente i consumatori rispetto alla monocultura del pecorino romano, se adeguatamente promossi. Infine, si deve dare spazio alla sperimentazione e all’innovazione nella conduzione aziendale, sia incentivando l’acquisto dei macchinari di produzione più recente che attraverso pratiche, a partire dal riutilizzo dei rifiuti come materie prime, che consentano di abbattere i costi.

Le proposte avanzate dalla Giunta regionale, oltre che dalla dubbia efficacia e dalla macchinosità dell’applicazione, sembrano invece caratterizzate da un approccio meramente emergenziale: si tratta di interventi tampone che difficilmente potranno capovolgere i rapporti di forza all’interno della filiera a vantaggio degli allevatori. Da una Regione che spende ogni anno più di 60 milioni di euro per pagare gli oltre 1.300 dipendenti delle sue tre agenzie per l’agricoltura, è lecito aspettarsi qualcosa di più, sia nella capacità di mettere in campo soluzioni innovative che nella disponibilità di risorse finanziarie.

*capogruppo dei Riformatori Sardi
16:24
Una buona notizia che arriva dopo le recenti segnalazioni da parte di Anbi Sardegna, del Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale e di Coldiretti Sardegna che avevano denunciato lo sversamento a mare dell’acqua del Tirso, diga che aveva superato il limite di guardia, con il conseguente spreco della preziosa risorsa


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