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Red 13 marzo 2017
Terapia fetale, Noia al "San Martino"
Venerdì 17 marzo l´evento scientifico sulla diagnosi prenatale e sulla terapia fetale avrà come relatore d´eccezione il direttore dell´Hospice perinatale del policlinico “Gemelli” di Roma Giuseppe Noia, uno dei maggiori esperti in Italia sul tema


ORISTANO - Si terrà venerdì 17 marzo, alle ore 11.30 presso la sala formazione dell'ospedale “San Martino” di Oristano l'evento scientifico sulla diagnosi prenatale e sulla terapia fetale, che avrà come relatore d'eccezione il direttore dell'Hospice perinatale del policlinico “Gemelli” di Roma Giuseppe Noia, uno dei maggiori esperti in Italia sul tema. Ad organizzare la conferenza è l'unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia diretta dal dottor Antonio Onorato Succu, che collabora attivamente con la patologia ostetrica del “Gemelli”.

La terapia fetale nasce 40 anni fa, con l’avvento della medicina fetale: in tutto il mondo le tecniche ultrasonografiche sono diventate fondamentali per una diagnosi e una terapia mirate a trattare il feto come un paziente a tutti gli effetti. L’Hospice perinatale, nel rispetto più totale della preziosità della vita umana, cerca di prevenire le malattie, di curarle, limitare i danni fisici e psicologici del malato e delle famiglie, lenire la sofferenza fisica e psicologica, forte dell’assunzione di tre metodologie per affrontare la sofferenza umana: “I prevent, I cure, I relief” (prevenire, curare, lenire il dolore).

I successi ottenuti nel Centro di Diagnosi e Terapia Fetale del “Gemelli”, attuando la cosiddetta terapia fetale integrata, dimostrano che anche in gravi patologie feto-neonatali, ci sono possibilità di intervento per ridonare capacità gestazionale a tutte quelle famiglie gravate da una diagnosi infausta. «L’hospice perinatale non è un luogo, ma è un modo di curare il feto e il neonato - spiegano gli organizzatori - Anche nelle condizioni patologiche più estreme si può dare speranza di prevenzione, cura e sollievo del dolore accompagnando non solo il feto con tutto l’approccio scientifico e clinico, ma anche le famiglie. E’ questo il vero fondamento della medicina della speranza».
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