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Red 8 aprile 2017
Nuova cava ad Ossi: Sardigna nostra dice no
L´associazione è contro la cava di Su Tuvu, nel rione di Su Padru. Martedì sera, i suoi rappresentanti saranno al Cinema Casablanca, per partecipare al Consiglio comunale aperto al pubblico


OSSI - Il venerdì è un giorno importante e significa in sardo “cena pura”, poiché in antichità si osservava un giorno di digiuno prima del sabato, che era il giorno del riposo. La domenica (da dominus, donnu) veniva dedicata alla preghiera per gli antenati, il lunedì alla luna, il martedì a Marte (Dio della guerra), il mercoledì a Mercurio (protettore dei ladri e del commercio, figlio di Giove e di Maia), il giovedì a Giove (re di tutti gli Dei). Ora ci si avvicina alla Pasqua, che per i cristiani vuol dire giorno della resurrezione e per gli ebrei quello della liberazione. Il venerdì prima di Pasqua è il giorno della morte e passione di Cristo in cui si tiene il rituale de “s’iscravamentu” (iscravare vuol dire togliere i chiodi che tengono Cristo nella croce). «Noi useremo il termine “Isc()avamentu” come sinonimo, per dire che vogliamo liberare su Tuvu dalla cava e far rinascere il territorio di su Padru. Per coincidenza il prossimo martedì, nel giorno dedicato a Marte, saremo con il Movimento “Sardigna nostra” nel Consiglio aperto al pubblico organizzato dal Comune di Ossi nel cinema Casablanca, alle ore 18, per cominciare la guerra contro chi vuole nuovamente aprire la cava di Su Tuvu (denominata Su Padru), che gli ossesi non vogliono», dichiarano i rappresentanti di Sardigna nostra.

La concessione alla Ditta Monte Rosè, che ha preso in affitto il terreno dalla società Italcementi (proprietaria anche dello stabilimento di Scala di Gioca), è stata data dall’Assessorato all’Industria della Regione Sardegna, nonostante il parere contrario del Comune di Ossi, che rappresenta tutti i cittadini del paese, specialmente quelli che abitano a pochi metri da dove prenderanno inizio gli scavi. I cittadini di Ossi non riescono a comprendere per quale motivo la Regione abbia dato l’autorizzazione a all’attività di cava, se gli ossesi sono contrari. Qualcuno ha detto: «Non sarà che è giunto l’aiuto divino da parte del Dio Mercurio, protettore dei ladri e del commercio?». «Non c’è nessun aiuto divino!» ha risposto qualcun altro, poiché la concessione è in regola. Ritornando indietro con il tempo, «ci siamo ricordati di quando il Cementificio dava lavoro a tanti padri di famiglia in cambio della perdita di una parte del territorio di Ossi e dei disagi causati dalle bombe e dalla polvere che nei giorni di vento entrava in ogni casa. È anche vero chi gli ossesi hanno rinunciato all’acqua di Su Tuvu che poteva dare da bere acqua sorgiva a buona parte della popolazione che ora si deve accontentare dell’acqua sporca di Bidighinzu».

«Da parecchi anni a questa parte, però, il Cementificio è chiuso, i terreni che dovevano essere bonificati sono ancora così e l’acqua di Su Tuvu scorre sotto la fabbrica senza che vi siano lavoratori ad utilizzarla. Per tanto, gli ossesi avevano tutto il diritto di avvicinarsi alla cava improduttiva e riconquistare i terreni abbandonati. Ora, tutto ad un tratto, è comparsa la Ditta Monte Rosè che vuole riaprire sa cava, promettendo che bonificherà man mano quei territori. Il problema è che ne la Ditta Monte Rosè, ne la società Italcementi hanno capito che il tempo è cambiato. Oggi, a su Padru, ci sono case e attività e gli ossesi non hanno nessuna intenzione di sacrificare parte del loro territorio per destinarlo a cava, poiché bastano e avanzano quelle chi ci sono a Sas Renas. Per tanto, Monte Rosè, Italcementi e Regione Sardegna devono sapere che nella giornata di Marte cominceremo la battaglia contro Mercurio, sebbene abbia l’aiuto di Giove, e che fino a compiere il venerdì de s’Isc()avamentu non osserveremo giornata di riposo in sabato, ma onoreremo i nostri antenati in domenica, se necessario anche alla luce della luna, per la liberazione di su Tuvu dalla cava e la valorizzazione di su Padru», concludono i rappresentanti del movimento.


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