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Argentino Tellini 26 luglio 2017 video
Viaggio nella storia del calcio: ultima monetina del 1978
Hanno più di sessantanni anni, qualcuno anche settanta. Giocavano in una squadra favolosa, aveva i colori rossoblu e si chiamava Porto Torres, il grande Porto Torres


PORTO TORRES - Hanno più di sessantanni anni, qualcuno anche settanta. Giocavano in una squadra favolosa, aveva i colori rossoblu e si chiamava Porto Torres, il grande Porto Torres. Ieri notte si sono ritrovati, su convocazione del duro Ignazio Tedde, detto anche "Monzon". Abbracci, risate, qualche lacrimuccia trattenuta nei ricordi hanno avvolto l'atmosfera tormentata dal maestrale. Sotto l'egida sponda dell'antico Galeone, diretto dal gran cerimoniere Manlio Sabino, ecco a voi i cavalieri turritani che 39 anni fa furono beffati a Nuoro da una monetina scortese. Una moneta da 100 lire che gonfiò il viso di pianto ad almeno 4000 portotorresi.

Tutti seguirono la squadra del cuore nello spareggio assoluto contro i biancoblu del Carbonia, allora regina delle miniere. Era il lontano Maggio del 1978. I fratelli Colombino di buon ora salirono addirittura su un nuraghe ad Ottana. Salutavano con una magnifica bandiera rossoblu l'interminabile comitiva dei compaesani speranzosi. I sulcitani si presentavano però da favoriti: avevano passeggiato nel girone Sud di promozione, dalla prima all'ultima giornata. I rossoblu al contrario si erano imposti al Nord con un girone di ritorno al fulmicotone, rimontando posizioni su posizioni. Ora per i turritani il momento della verità: fare i conti con giocatori del calibro di Aresu, Giordano, Fele e soprattutto di Floriano Congiu, un autentico fuoriclasse, un furetto che non aveva nulla da invidiare a Gianfranco Zola.

Nuoro già alla fine della mattinata era in festa, migliaia e migliaia di tifosi l'avevano cinta in un festante assedio. Alle 15 doveva iniziare il derby infuocato per l'agognata serie D: carbone contro petrolio, la pietra delle viscere del Sulcis contro l'oro nero turritano, quello di Rovelli. Nessun incidente, nessun attrito si registrò tra le tifoserie. 8000 spettatori invasero le antiche tribune dello stadio Quadrivio. Dietro le panchine i discendenti di Turris, dirimpettai quelli della città costruita da Mussolini. I sulcitani presero subito il sopravvento e passarono meritatamente in vantaggio.

I tremebondi rossoblu aspettavano solo di essere mangiati, ma i minerari non riuscirono a sbranare la docile preda. Paolo Morosi "il Saggio" nell'intervallo gliene cantò quattro ai suoi, che rientrarono nel tappeto verde più baldanzosi, decisi a vender cara la pelle. I minerari rimasero stupiti da tanto ardore e per il tempo a seguire si rannicchiarono nella loro area a difendere il vantaggio. Il Porto Torres non riusciva però a passare. Morosi si giocò il Jolly e fece entrare l'estroso Alfredo Pala. Mossa vincente. L'attaccante ex Torres creò lo scompiglio nelle robuste fila nemiche. Tuttavia il risultato premiava ancora il Carbonia.

A questo punto a Dino Bona "il Lungo" venne un lampo di genio. Prima di un calcio d'angolo mandò in avanscoperta il suo scudiero, il prode Dario Pantera " Vai dentro l'area, matto come sei stavolta fai gol ", sibilò all'orecchio del compagno. Il biondo toscano non fece una grinza e si avvicinò sornione presso gli avamposti contrari. Dal corner Alfredo Pala si fece mettere la palla sui piedi, fece una mezza piroetta che imbambolò l'avversario e ricamò un cross delicato sul secondo palo. Proprio dov'era appostato il buon Dario, che di testa insaccò il gol più importante della sua vita. I turritani, giocatori e tifosi, esplosero di sacra gioa. Carica di brio e di ottimismo la squadra rossoblu affrontò i supplementari.

Antonello Coni " il furbo" fece passare la palla oltre la porta del Carbonia di almeno 30 centimetri, con una formidabile incornata. Il portiere Formisano ributtò indietro la sfera con notevole ritardo. Ma l'arbitro non se ne avvide e i portotorresi stremati non ebbero nemmeno la forza di protestare. L'ardua contesa si concluse quindi 1 a 1. E qui subentrò il destino e l'assurdo regolamento compilato da uomini bislacchi. Niente rigori, nessuna ripetizione. Solo un'assurda monetina doveva decidere le sorti di due squadre eccellenti. L'atmosfera si fece elettrica, carica di latente turbamento. Il capitano del Porto Torres Libero Peana da Alghero col suo pari grado del Carbonia entrò nello stanzino dell'arbitro, alla presenza dei dirigenti della Figc, Federazione Italiana Gioco Calcio. Non si sa chi abbia detto testa o croce, fatto sta che la moneta traditrice venne liberata in aria dal direttore di gara.

Dallo spogliatoio dell'uomo nero si vide uscire il capitano del Carbonia, urlante di gioa plebea. Un boato si liberò dagli spalti minerari. I tifosi turritani rimasero in silenzio, storditi dall'ingiustizia. Il Presidente Antonio Chessa si portò le mani nei capelli e anch'egli non disse nulla. Per quasi dieci minuti i tifosi rossoblu stettero a meditare attoniti nei gradini del Quadrivio. Poi abbandonarono lo stadio con la rassegnazione dei vinti. Tutta Carbonia invece era in festa. Dopo quella partita venne cambiato il vergognoso regolamento. Mai più monetina in una finale, al limite i rigori. Negli annali a far le spese delle tante pazzie degli uomini al comando fu proprio il Porto Torres.

I rossoblu comunque quel giorno diedero tutto se stessi. Solo un fato avverso negò loro la vittoria. Il Carbonia invece, praticamente con la stessa squadra, centrò qualche tempo dopo la promozione in serie C. Aumentando i rimpianti dei turritani. Quel dolente e sfortunato Porto Torres del 1978 rimane una splendida formazione, una delle più grandi della storia del calcio turritano. Sicuramente fra le più amate. Rivedere insieme dopo tanti anni giocatori e dirigenti è una dolcissima nostalgia.

*in piedi:Bona, Pantera, Pistidda, Maninchedda, Coni e Peana
*in basso:Lutzu, Demuru, Marino, Fiori M. e Cinus



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