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Red 6 agosto 2017
Libri: Un uomo a piedi nella crisi
Continua a far discutere l´ultimo romanzo di Carmelo Pistillo (edito da Bietti). Un romanzo che fa discutere, visto l´argomento che porta all´attenzione dei lettori, in un 2017 che vede l´Italia ancora alla ricerca di una via d´uscita dalla crisi economica internazionale


ALGHERO - «Io ritengo che un romanzo vada scritto con le regole del romanzo e non con quello della poesia, operazione che ho tentato di fare con questo libro. Così come quando si scrive poesia bisogna essere poeti e quando si scrive teatro occorre essere drammaturghi». Inizia così l'intervento dello scrittore Carmelo Pistillo, che presenta “Un uomo a piedi”, il suo ultimo romanzo edito da Bietti. Un romanzo che fa discutere, visto l'argomento che porta all'attenzione dei lettori, in un 2017 che vede l'Italia ancora alla ricerca di una via d'uscita dalla crisi economica internazionale. Una crisi che colpisce tutti, ma non in ugual modo, con i top manager guardati sempre con un occhio critico e di gelosia neanche troppo latente dal “popolo”.

«Ebbene, proprio da qui nasce la necessità, secondo me, di parlare di “Un uomo a piedi”, la mia seconda prova narrativa dove vuoto "fantasticamente" il sacco. Avendo lavorato come direttore delle risorse umane, ho potuto raccontare, senza alcun riferimento autobiografico, cosa succede nelle alte direzioni aziendali. Cosa intendo dire? Per diversi anni per poter fare teatro e letteratura, come molti artisti ho dovuto mantenermi facendo altro, e grazie a Dio, sono arrivato a fare il responsabile delle risorse umane di un grosso gruppo banca/assicurazione. In altre parole ho fatto lo stesso mestiere di Paolo Volponi, grande scrittore del secondo Novecento. Ciò mi ha permesso di maturare tali e tante esperienze che mi hanno aiutato nella stesura di questo romanzo di assoluta fantasia ma più vero del vero, perché restituisce gli umori e le follie di tanti ceo alla guida delle nostre più importanti società. Tanto è vero che i miei ex capi, amministratore delegato e presidente sono stati recentemente condannati a sette e otto anni di carcere. Naturalmente nel romanzo non parlo di loro e delle loro avventure truffaldine».

«Con questo libro – prosegue Pistillo - che s'inserisce nel filone nobile del rapporto tra letteratura e mondo del lavoro (Paolo Volponi, Alberto Bevilacqua, Goffredo Parise, Luciano Bianciardi, Ottiero Ottieri, forse il più prolifico su questo tema, giusto per fare qualche esempio), ho voluto raccontare quello che succede nella testa di un imprenditore in crisi. Ho cercato di rispondere a questa semplice, ma rovente domanda: cosa succede nella testa di un imprenditore quando viene messo al muro dal potere finanziario nel momento in cui s’intreccia con quello politico ed economico internazionale? Con un avvio labirintico, e prima di dare corpo e voce al proteiforme protagonista di questo romanzo (un imprenditore che ha dissipato il suo talento per inseguire l’illusione di essere invincibile), cerco di avvertire il lettore di quanto sia caricaturale e allo stesso tempo tragica la realtà di un’azienda che ha i giorni contati, perché messa alle strette da invisibili poteri economici di cui solo alla fine del romanzo si conosceranno i contorni».

«Dopo la sorprendente “Anteprima di una visione”, lastricata di tracce quasi surreali, in cui scopriamo alcuni personaggi memorabili e le avventure e sventure di un imprenditore, eccoci catapultati nella seconda parte del romanzo, “Principio di realtà”, dove si entra nel vivo dell’azienda del solitario Roman, un vorace lettore notturno e insolito collezionista di libri. Mentre sta per cadere rovinosamente, vittima dei suoi stessi errori e debolezze, su cui grava un passato con più di un’ombra, l’uomo che ha costruito le sue fortune partendo dal “marciapiede” cerca un misterioso libro di Cervantes, forse un Cervantes “fake”. Ritrova pure un suo vecchio amore platonico e un tempo compagna d'affari, la prostituta Ivonne. Con “Nel canto del cigno” - prosegue lo scrittore - quando tutto sembra perduto e ogni gioco, tra delitto e castigo, consumato fino in fondo, siamo alla resa dei conti finale e all'incontro-scontro con il suo principale avversario, un tempo suo amico e mentore, il melomane Daniel Kasper, l'uomo che vuole toglierlo di scena. Ma forse, l’ormai prosciugato Roman, malato e proteso verso una sorta di redenzione e riscatto, è destinato a un approdo che non ha nemmeno la forza di immaginare. E nel suo febbricitante discorso finale, con cui chiede scusa ai suoi dipendenti, Roman Cei, questo il nome del protagonista, va incontro a un destino dai risvolti imprevedibili».

«In questo mio “cinematografico”, così come in “Ti dico che non ho sognato”, è ancora la realtà a sorprenderci, non solo la fantasia, è ancora l’ambiguità dell’uomo a governare il mondo. Ne è prova il sorprendente “Epilogo quasi astrologico”, che chiude questo libro visionario e attualissimo dove la truffa, la complicità e il malaffare indossano le maschere istituzionali dell’economia, della politica e della finanza, eterni e goffi travestimenti dell’impudicizia umana, compresi i suoi innumerevoli intrighi e abiezioni sessuali», conclude Carmelo Pistillo.

Nella foto: Carmelo Pistillo
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