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Red 23 novembre 2017
Dopo di noi: 4milioni dalla Regione
Con quasi 4milioni di euro, la Giunta regionale darà avvio agli interventi della legge sul “Dopo di noi”, che prevede un supporto a favore delle persone con disabilità grave e prive di sostegno familiare


CAGLIARI - Con quasi 4milioni di euro, la Regione autonoma della Sardegna darà avvio agli interventi della legge sul “Dopo di noi”, che prevede un supporto a favore delle persone con disabilità grave e prive di sostegno familiare. La Giunta regionale ha accolto la proposta dell’assessore della Sanità Luigi Arru ed approvato il programma attuativo valutato positivamente dal Ministero del Lavoro. Quasi un anno fa, il Ministero del Welfare ha definito i requisiti per l'accesso alle misure di assistenza, cura e protezione e ripartito le risorse del Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive di sostegno familiare: la Sardegna ha avuto 2,610milioni di euro per il 2016 ed 1,110milioni per quest’anno. «Dal 2007 – ricorda Arru – la Regione porta avanti politiche innovative per sviluppare la domiciliarità dei servizi alla persona fragile, attraverso il sostegno di una rete organizzata di servizi sociali e sanitari. Nel dare applicazione alla legge sul Dopo di noi, quindi, la Sardegna parte da un contesto già avviato: gli interventi previsti dal decreto attuativo della Legge dovranno armonizzarsi con quelli esistenti, non potranno che essere aggiuntivi e non sostitutivi».

L’obiettivo principale è quello di promuovere, su tutto il territorio regionale, la realizzazione di progetti e servizi necessari allo sviluppo di modalità di vita indipendente e di soluzioni abitative autonome, attraverso un sistema diffuso ed articolato di servizi ed interventi per l’accompagnamento e l’uscita dal nucleo familiare di origine. I destinatari degli interventi saranno individuati, prioritariamente, tra le persone con disabilità grave e mancanti di entrambi i genitori, del tutto prive di risorse economiche e patrimoniali; tra le persone con disabilità grave i cui genitori (per ragioni connesse soprattutto all'età o alla propria situazione di disabilità) non riescono più a garantire loro, nel futuro prossimo, il sostegno necessario ad una vita dignitosa; tra le persone inserite in strutture residenziali dalle caratteristiche molto lontane da quelle che riproducono le condizioni abitative e relazionali della casa familiare. L’accesso ai servizi ed agli interventi dovrà avvenire previa valutazione multidimensionale che sarà effettuata dalle Unità di valutazione territoriali presenti in ogni distretto socio-sanitario: questa valutazione costituirà il requisito fondamentale per garantire, al momento dell’avvio del progetto personalizzato, il rispetto del principio di equità nell’accesso ai servizi e una risposta appropriata ai bisogni manifestati, garantendo l’integrazione delle prestazioni sociali e sanitarie e assicurando un percorso assistenziale nella rete dei servizi che tenga conto soprattutto delle esigenze dell’interessato e delle condizioni familiari.

Con la valutazione, l’Uvt è in grado di definire il progetto personalizzato, insieme con l’operatore sociale del Comune e con il beneficiario dell’intervento. Laddove la persona con disabilità grave non sia nella condizione di esprimere pienamente la sua volontà, dovrà essere sostenuta dai suoi genitori o da chi ne tutela gli interessi. Il progetto personalizzato individuerà, sulla base della natura del bisogno prevalente emergente nel progetto, una figura di riferimento (case manager) che ne curi la realizzazione ed il monitoraggio, attraverso il coordinamento e l'attività di impulso verso i vari soggetti responsabili della sua realizzazione. Il progetto personalizzato, inoltre, dovrà contenere il budget che costituirà la modalità attraverso cui si impegnano le risorse e si definiscono gli obiettivi. Esso dovrà favorire, nell’ambito dell’integrazione socio sanitaria, la dinamizzazione di un mix di risorse, tra cui quelle di cui già dispongono gli individui beneficiari, ed il coinvolgimento dei diversi servizi sanitari e sociali, dei soggetti privati profit e no profit, delle associazioni.

I venticinque ambiti Plus saranno soggetti programmatori e gestori per l’ambito di riferimento degli interventi, in quanto organismi deputati alla gestione unitaria del sistema locale dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari: le risorse saranno loro ripartite sulla base della popolazione residente in età compresa tra i diciotto ed i sessantaquattro anni. L’Ambito Plus dovrà assicurare la regia ed il governo degli interventi, secondo criteri improntati alla trasparenza ed alla massima pubblicità, per favorire il più ampio coinvolgimento dei potenziali soggetti attuatori, rispondenti ai reali bisogni espressi dal contesto locale di riferimento, e garantire la piena integrazione tra le risorse. Per assicurare un’appropriata attuazione dell’intervento, sarà istituita una cabina di regia regionale, con la partecipazione dei diversi attori chiamati alla realizzazione del programma operativo: questo organismo dovrà valutare l’aderenza ai requisiti, allo spirito ed ai principi della legge, di tutti gli interventi ed i servizi posti del Programma nelle diverse fasi di realizzazione. Gli elementi principali su cui dovrà lavorare la cabina di regia sono lo studio epidemiologico e le analisi dei bisogni emergenti nel territorio con una prospettiva di medio e lungo periodo; la ridefinizione dei servizi e degli interventi in una logica di percorso assistenziale incentrato sui bisogni della persona e della comunità, secondo criteri di qualità e sicurezza; il monitoraggio, la raccolta e sistematizzazione dei dati per avviare un'attività strutturata di monitoraggio e di valutazione; la condivisione dei risultati ai diversi livelli; l’introduzione ragionata e condivisa di eventuali correttivi; l’appropriatezza delle soluzioni offerte rispetto alla diversa tipologia di servizi.

Nella foto: l'assessore regionale Luigi Arru
Commenti
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