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Bruno Costantino 27 febbraio 2018
L'opinione di Bruno Costantino
La spiaggia urbana deve rivivere


E’ di pochi giorni fa la notizia che la spiaggia di Maria Pia sia entrata al 9° posto della classifica delle 10 spiagge più apprezzate d’Italia stilata da Tripadvisor, ed è sempre di pochi giorni fa la notizia del divieto di utilizzare asciugamani nella spiaggia della Pelosa di Stintino, anche questa nella top ten di Tripadvisor. Due spiagge di rara bellezza, dove in una (La Pelosa) si stanno attuando una serie di iniziative volte alla salvaguardia dei preziosissimi granelli di sabbia, a detta di qualcuno esagerate, mentre nell’altra (Maria Pia) che interventi sono stati fatti per la sua salvaguardia e per la sua fruibilità? L’arenile di Alghero, quello che va dal porto sino a Fertilia, nasce principalmente dal deposito sulla costa dei detriti rocciosi fuoriusciti dal Calik prodotti dai fiumi che vi convergono. Questi depositi hanno creato le dune di Maria Pia che il vento spingeva, nei secoli, verso terra riportando la sabbia nelle acque del Calik e che le correnti riportavano fuori dalla foce ciclicamente, sistema dunale attivo.

Anni fa, a Fertilia hanno realizzato il porto, e questo ha rallentato la fuoriuscita dei detriti rocciosi riducendo notevolmente l’apporto di nuova sabbia, sopra le dune ci hanno piantato la pineta, ed oltre le dune è stata creata una strada, andando così a trasformare le dune di Maria Pia e la spiaggia di San Giovanni Lido da un sistema dunale attivo ad un deposito di sabbia che ancora ha delle dinamicità ma davvero molto limitate. Queste dinamicità erano condizionate dalle correnti di maestrale, che durante le mareggiate spingevano la sabbia verso sud e quelle di libeccio che la spingevano verso nord, sino a che nel porto di Alghero non è stato allungato il molo di sopraflutto. Questo ha inciso in modo notevole sulle correnti marine, andando a modificare l’incidenza di quelle di libeccio sull’arenile di San Giovanni, facendo si che la risultante delle correnti (che prima si equilibravano) ora sia positiva verso il porto di Alghero. E’ per questo motivo che proprio vicino al porto si è depositata quella grande quantità di sabbia, chi ha più di 40 anni di età ricorderà la ferrovia a bordo mare.

Successivamente al molo di sopraflutto sono state realizzate delle opere a salvaguardia della linea di costa, nei primi anni 80, una forte mareggiata fece crollare metà della sede stradale di Via Lido in corrispondenza della fermata del treno, la dove ora ci sono il Maracaibo e il Kelu, queste opere erano il muro di contenimento in calcestruzzo e le 9 barriere frangiflutti. Dopo questi interventi ben poco è stato fatto per l’arenile di Alghero, se non qualche camminamento in legno sulle dune di Maria Pia, il posizionamento di incannucciati per frenare la dispersione dovuta al vento e un piccolo rinascimento curato dal Prof. Ginesu in corrispondenza della rotatoria di Fertilia, in quanto il mare aveva invaso la sede stradale; intervento ben riuscito a mio avviso.
Non ricordo altri interventi, se non quello della pulizia stagionale e, purtroppo, a mio avviso quello che considero il più dannoso di tutti, ovvero l’aver deciso di utilizzare l’arenile vicino al porto di Alghero come “area di stoccaggio della posidonia spiaggiata”.

Lo considero il più dannoso per diversi motivi: Quel tratto di arenile ha una valenza turistica e sociale di indefinibile valore, è a 600 metri di distanza da Piazza Civica, il salotto bello della città, se ripulita potrebbe diventare uno spazio da usare in svariati modi, dall’elioterapia alle attività delle scuole veliche, dalle attività ludico sportive (beach volley etc.) alla spiaggia per i cani a spazio per eventi e manifestazioni varie. Ma noi lo usiamo come deposito di posidonia in putrefazione. La normativa regionale prevede che la posidonia spiaggiata debba essere depositata in strati tali da non consentirne la putrefazione e recintata in modo da evitare che il vento la possa spargere. Ecco questo non avviene e non è mai avvenuto, tanto che questo deposito è esposto alle mareggiate permettendo così che quelle di libeccio stacchino grandi quantitativi di foglie dai banchi e li distribuiscano sull’arenile di San Giovanni. Quindi spendiamo danari per pulire la spiaggia, le mareggiate ridistribuiscono le foglie sull’arenile e noi rispendiamo altri danari per riportarla al porto. In tutto questo ciclo ogni anno si aggiungono le foglie nuove che le mareggiate staccano dalla prateria viva.

E qui un altro dei danni più gravi, questa grande massa di foglie di posidonia che le mareggiate staccano dai banchi del deposito del porto, non tutte si riversano sull’arenile, molte di queste si depositano sul fondo del mare, tra i frangiflutti e la riva, andando a coprire la prateria di posidonia viva togliendole la luce necessaria al suo ciclo vitale. Ulteriore danno deriva dai banchi che si creano in riva, quelli che vengono definiti “banquettes“ e che è tanto di moda dire che proteggono l’arenile dall’effetto erosivo delle mareggiate. Nella conferenza tenuta nella Facoltà di Architettura di Alghero “posidonia problema o risorsa?” ho chiesto ad un illustre esperto in materia se fosse possibile che le “banquettes” nello stesso modo che impediscono alle mareggiate erosive di asportare sabbia dall’arenile impediscano a quelle apportatrici di sabbia di depositare sabbia sulla spiaggia, mi ha risposto “nello stesso identico modo”. È proprio per questo, che in quei tratti di arenile della spiaggia di San Giovanni Lido dove sono presenti grandi quantità di posidonia spiaggiata che l’arenile è privo di sabbia in spessore. Le foto allegate mostrano dei banchi di posidonia ricoperti da sabbia che la mareggiata tentava di depositare sull’arenile. Ma nonostante tutto, e non dimentichiamocene nonostante anche la “marea gialla” la spiaggia di Maria Pia entra al nono posto della classifica nazionale di Tripadvisor.

Non sarà anche perché una buona porzione delle spiagge di Alghero sono tenute in ordine dai gestori di concessioni balneari? Non sarà anche per la qualità dei servizi che questi erogano? Non sarà anche per l’assistenza che viene fornita? Non sarà anche per i punti di pronto soccorso di primo intervento da questi approntati? Sarebbe stato carino che l’amministrazione Comunale condividesse anche in piccola parte questo successo con i titolari di concessioni demaniali marittime, l’avrebbero di certo gradito e sarebbe stato di sprono al miglioramento. Non dimentichiamoci che nelle spiagge non in concessione è dovere dell’amministrazione comunale dotarle di servizi igienici e, cosa molto importante, dotarle di appositi servizi di sorveglianza a mare e salvamento, cosa che non è mai stata fatta da nessuna amministrazione anche perché la norma gli consente di sollevarsi dalla responsabilità apponendo dei semplici cartelli con su scritto “acque sicure non segnalate” e “spiaggia priva di sorveglianza a mare”, può essere che anche questi cartelli abbiano contribuito al raggiungimento del traguardo.

Sarebbe bello liberare l’area del porto da quell’inguardabile deposito di posidonia in decomposizione e trasformarlo in una spiaggia in centro città. Sarebbe bello poter recuperare buona parte di quella sabbia depositata sul fondo del mare vicino al porto e ricostituire le dune di Maria Pia ricoprendo tutte le radici a vista delle piante di ginepro, e ricostituire parte degli arenili spariti come quello di fronte al camping Mariposa. Sarebbe bello istituire un servizio pubblico di salvamento a mare e pronto soccorso di primo intervento con una rete di assistenti bagnanti distribuiti su tutte le spiagge libere. Sarebbe bello vedere installati servizi igienici e docce pubbliche nelle spiagge libere. Sarebbe bello vedere le spiagge libere dotate di piazzuole per prendere il sole e percorsi ad accessibilità facilitata sino alla riva. Sarebbe bello e di certo contribuirebbe a far si che magari si salga di un gradino in quella classifica ma soprattutto ci farebbe salire nella classifica delle città più attente al valore che una spiaggia urbana ha.
26/3/2024
Il Gruppo d’Intervento Giuridico ha inoltrato una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti per verificare la legittimità di quanto si sta realizzando. Coinvolti il Ministero della Cultura, la Regione, la Soprintendenza, il Comune di Alghero, i Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale, il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, informata la Procura della Repubblica


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