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Alessandro Balzani 19 marzo 2018
L'opinione di Alessandro Balzani
Pai e urbanistica, ecco lo stato dell´arte


Dietro l'estenuante polemica sul PAI si cela, direi non troppo velatamente, tutta l'insofferenza da parte di certe persone rispetto all'accelerazione impressa dall'amministrazione sulla pianificazione urbanistica di questa città. I più esperti sanno che il PAI è dirimente per qualsiasi atto di pianificazione per cui se si riesce a stopparlo, automaticamente si blocca tutto: il Piano della Bonifica, il PUL e soprattutto il PUC. Paradossalmente si cerca di mantenere lo stato di paralisi urbanistica degli ultimi 20 anni su un atto, il PAI appunto, che di politico non ha nulla trattandosi di uno studio puramente tecnico. Il PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) è un piano redatto dalla Regione, tramite l'Autorità di Bacino che indirizza, coordina e controlla le attività conoscitive di pianificazione, di programmazione e di attuazione aventi per tra le finalità principali la conservazione e la difesa del suolo.

I comuni sono obbligati altresì a commissionare gli studi di dettaglio del reticolo idrografico del loro territorio finalizzati alla conoscenza del comportamento dei corpi idrici rispetto agli effetti di fenomeni meteorologici eccezionali come le alluvioni. Cosa c'è di politico allora in uno studio? Nulla, infatti l'amministrazione non detta ai professionisti incaricati alcuna indicazione, non può apportare modifiche allo studio mediante emendamenti e non esprime un voto di approvazione in consiglio comunale ma semplicemente ne prende atto, acquisendo la consapevolezza dei rischi che gravano sul proprio territorio in caso di eventi meteorologici non ordinari ma eccezionali. Naturalmente pianifica il territorio tenendone conto, rendendo non possibile la costruzione di case in cui vivono donne e bambini dove l'acqua può portare morte e distruzione.

Non è mai successo in quel territorio e speriamo non succeda mai, ma lo studio del territorio ci dice che potrebbe succedere come in altre parti della Sardegna, a non molti chilometri da Alghero, dove eventi eccezionali hanno fatto vittime, maggiormente donne e bambini, e danni per centinaia di milioni di euro. Lo studio quindi previene le scelte urbanistiche sbagliate e focalizza l'attenzione della protezione civile nei territori a rischio dove sappiamo bene che vivono decine di persone. Nel merito, lo studio potrebbe contenere degli errori? Chi può dirlo? Solo l'autorità di Bacino che lo approva tramite il Comitato Tecnico a cui possono essere rivolte le osservazioni nei modi e nei termini stabiliti dalla legge. Io so solo che il tecnico che si è aggiudicato lo studio mediante bando pubblico, ha fatto lo stesso lavoro per altri 20 comuni più o meno grandi ed è riconosciuto da tutti come esperto professionista della materia.

Leggere gli interventi dei Consiglieri comunali di Forza Italia che si attribuiscono i meriti relativi alle modifiche apportate dalla Giunta Regionale alle norme di attuazione sul PAI fa sorridere, soprattutto se si pensa che lo studio doveva essere redatto fin dal 2006, per cui hanno avuto 5 anni di tempo per farlo a modo loro con un tecnico scelto da loro. Ma non l'hanno fatto. Perchè le cose giuste spesso sono impopolari ma vanno fatte lo stesso. Le modifiche alle Norme tecniche di attuazione del PAI, sono certamente importanti per il comparto agricolo, non riguardano solo Alghero ma tutto il territorio regionale, erano allo studio del Comitato Tecnico da alcuni anni e l'amministrazione ne era bene informata tanto da darne notizia nei numerosi tavoli sul PAI con i comitati dell'agro. In uno dei tanti incontri a Cagliari con l'assessore Erriu, agli inizi di febbraio in particolare, con il Sindaco e il Consigliere Daga parlammo proprio di queste modifiche previste alle norme di attuazione del PAI sollecitandone l'approdo al Comitato Tecnico.

La Regione anche in questo caso ha dimostrato la dovuta sensibilità, garantendo le esigenze di sviluppo in agricoltura anche nelle zone a maggiore rischio idraulico. Per chiarire, i vigneti ed in generale le coltivazioni esistenti non sono mai state messe in discussione neanche con le vecchie norme, oggi nelle zone Hi4 a maggiore rischio idraulico sono ammessi addirittura i fabbricati funzionali all'attività agricola, pur con i dovuti accorgimenti tecnici e le necessarie prescrizioni del caso. Le residenze continuano giustamente ad essere vietate. E' dunque incomprensibile e del tutto strumentale questa incredibile polemica su un adempimento di legge che arriva con un ritardo di circa 12 anni, anche perché i vincoli attribuiti a questa amministrazione, per l'80% sono già in vigore dal 2013 con il Piano stralcio delle Fasce Fluviali con il quale la Regione tenta di colmare le inadempienze dei Comuni studiando aree idraulicamente pericolose come ad esempio la piana di Orune in Loc. Guardia Grande.

Si parla a sproposito di canali che non sono fiumi e di fiumi trattati come canali, come se le alluvioni seguissero i cartelli e non travolgessero tutto ciò che incontrano. La distinzione tra un fiume e un canale ha senso in ambito paesaggistico e nel piano di Valorizzazione delle Bonifica ne è stato tenuto ampiamente conto, ma ricordiamoci gli effetti dell'alluvione ad Alghero negli anni '80 quando il Canalone non riuscì a contenere gli effetti di quell'evento eccezionale e a quali pericoli sarebbe esposta la popolazione di Alghero se il canalone non esistesse così come tutti lo conoscono. Il mio ruolo non è tirare a campare e con il PD ci siamo presi l'impegno di contribuire al raggiungimento di obbiettivi di portata storica sempre disattesi dalle precedenti amministrazioni come - per citarne qualcuno - l'urbanistica, il rilancio dell'agricoltura nel territorio con la valorizzazione della Bonifica, una soluzione di sviluppo in accordo con la Regione per il palazzo dei Congressi, la rinascita del Porto di Alghero.

*assessore all'Urbanistica della città di Alghero
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