Il consigliere comunale Michele Pais ha inviato un ordine del giorno su abusivismo commerciale e lotta alla vendita di merce contraffatta al presidente Matteo Tedde ed al sindaco di Alghero Mario Bruno, chiedendo che venga discusso con carattere di urgenza nella prossima seduta consiliare
ALGHERO - «Il Consiglio comunale impegna il sindaco e l’Amministrazione in carica ad intensificare ogni azione di contrasto e di severa repressione nei confronti dell’abusivismo commerciale e del commercio di merce contraffatta, stimolando collaborazioni con le Forze di Polizia statali, ma anche valutando l’opportunità di emettere un’ordinanza sindacale ai sensi del combinato disposto degli artt. 50 e 54 Tuel con la previsione di una sanzione amministrativa pecuniaria nei confronti dell’acquirente finale». Questo il fulcro dell'ordine del giorno presentato dal consigliere comunale di Alghero Michele Pais.
Pais chiede che l'argomento del documento, inviato al presidente del Consiglio comunale Matteo Tedde ed al sindaco Mario Bruno, venga discusso con carattere di urgenza nella prossima seduta consiliare. Il consigliere d'Opposizione sottolinea come non sia «più tollerabile chiudere gli occhi davanti allo sfruttamento umano, al danno economico alle imprese e commercio regolari, agli affitti in nero, all’evasione fiscale, all’occupazione illegale di spiaggia e di ampi spazi di suolo pubblico, al collegamento con l’industria dell’illegalità che porta con se il fenomeno».
«Con l’avvio della stagione estiva è esploso, quest’anno probabilmente in una dimensione maggiore rispetto agli anni scorsi, il fenomeno dell’abusivismo commerciale nelle spiagge del litorale algherese ed in città. Tra i settori più colpiti – spiega Pais - si possono individuare l’industria dell’abbigliamento, i produttori di griffes, di giocattoli. La contraffazione e i fenomeni ad essa correlati costituiscono attualmente un problema sociale di vasta portata (con un trend in ulteriore espansione) che comporta seri danni alle imprese locali, al commercio, ai cittadini, alle casse comunali e, naturalmente, allo Stato».
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