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7 marzo 2019
Caporetto, vincere per perdere
Perdono tutti, tranne uno, Forza Italia e Partito democratico quasi due lati della stessa medaglia. Nel bene e nel male. Tanto che per Alghero le elezioni rischiano di diventare una nuova Caporetto, l'ennesima della storia, riportando la città e il suo territorio distanti molti chilometri dai palazzi del potere regionale


Undicimila voti (quasi) e un onorevole. Fotocopia del 2014, anzi col 1% in più di consensi! Se non fosse la cruda realtà si potrebbe pensare al titolo di un bestseller dalla spiccata vena storica. Così da raccontare l'incredibile quadro dipinto dalla tornata elettorale regionale su Alghero. "Una vera Caporetto". In quel caso la battaglia ha segnato la più grave disfatta dell'Esercito italiano, nella piccola Barcellona Sarda basta per raccontare quanta difficoltà esiste tra i politici locali nel fare sintesi, squadra. Nella dialettica, nella comprensione, nell'amministrazione, nella città. Nella realtà. Forza Italia e Partito democratico quasi due lati della stessa medaglia. Nel bene e nel male.

Gli Azzurri mantengono con i denti un gruzzoletto di consensi in grado di tenere alto il vessillo irrimediabilmente sbiadito. Il suo Capo dimezza i consensi ma gli bastano circa 2500 voti per risultare il candidato più votato nella sola città. Un piccolo primato insufficiente, anche perché non risulterà neppure il più votato della città. Voti che non basteranno infatti per entrare di diritto nell'aula ovattata che per cinque anni lo ha ben accolto. Vincere per perdere: per Marco Tedde è quasi uno smacco, di quelli che fanno male. Il "soldato" ribelle, sempre tenuto volutamente all'angolo per evitare che potesse raggiungere posizioni troppo alte, è oggi il Consigliere regionale del territorio. Senza bisogno di gradi, se non quelli conquistati sul campo di militante nell'esercito del Capitano leghista.

Per cambiare le (sue) sorti adesso rimane soltanto una strada, l'unica: la Giunta regionale. Che per chi nel pedigree porta dieci anni di Sindaco, quasi altrettanti da semplice consigliere, cinque di onorevole servizio e una vita da politico navigato, sarebbe anche quella più ovvia e scontata. A maggior ragione se quel politico si chiama Marco Tedde: ne avrebbe oltreché l'esperienza anche la giusta competenza e serietà. Avvocato e opportunista al punto giusto, una poltrona a Villa Devoto non farebbe certamente rimpiangere i professori che fino ad oggi hanno discutibilmente governato la Regione Sardegna con risultati poco apprezzati sotto diversi settori. Nei trasporti e nel turismo prima di tutto, perchè se un tema più di altri ha avuto le maggiori ricadute (negative) sul nord dell'Isola e nel Sassarese soprattutto, è proprio quello. Diversamente bisognerà aspettare l'eventuale caduta sotto i colpi della Severino dell'onorevole di Forza Italia.

C'è poi l'altro lato della medaglia. Quel Partito malconcio, non ancora in grado di dirigere granché, è ritornato ad essere il primo partito in Sardegna eguagliando il primato di cinque anni fa. Quasi una sorpresa nella mediocrità. Il Pd perde voti e consensi - 60mila come Forza Italia - ma col 13% di consensi è addirittura il più votato. Non ad Alghero, dove inanella l'ennesima brusca frenata di una segreteria tutta lacrime e sangue. Era già successo nel 2014 quando il vento di Matteo Renzi faceva volare i Democratici oltre il 40%, oggi il dato è anche peggiore: quanto basterebbe per far venire i brividi a qualunque Dem. Perdere per vincere: è anche vero che quel 7% fa presto a diventare 20. Il consigliere uscente dello stesso gruppo ma col pedigree bruniano infatti, incassa lo stesso gruzzoletto di voti del 2014 che sommati riportano il Pd sul tetto di Alghero, distaccando perfino il nuovo primato leghista. Prima o poi arriverà forse l'ora di dialogare (per il bene di Alghero, ovviamente).
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