Nel protocollo si parla di programmi di informazione e sensibilizzazione sul tema e di coinvolgimento degli istituti scolastici di ogni ordine e grado in rete con i centri antiviolenza
SASSARI - La Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia nel maggio 2013, individua nella prevenzione la prima misura da attivare per promuovere il cambiamento nei comportamenti che portano alla violenza sulle donne, le ragazze e le bambine. Investire sul futuro è, dunque, l’imperativo con il quale misurarsi. A partire dalle scuole e agendo sui i programmi scolastici, con l’introduzione di ore di educazione alla parità di genere.
Il percorso può essere particolarmente efficace e produrre cambiamenti significativi e veloci se effettuato su ragazzi e ragazze che non hanno ancora strutturato nella loro mente idee e stereotipi che giustificano la violenza sulle donne, ossia prima dell’adolescenza, tra gli 11 e i 14 anni. Lo dimostrano i dati di un questionario somministrato in una scuola media di Milano lo scorso anno, nell’ambito della campagna InDifesa (nata dalla collaborazione tra la Ong Terres des Hommes e il centro Soccorso Rosa dell’ospedale san Carlo). Su 250 studenti (maschi e femmine in egual misura) oltre il 17% ritiene che “un uomo non maltratta senza motivo, la donna avrà sicuramente fatto qualcosa per provocarlo”. Non solo.
Per quasi il 54%, la violenza domestica è il frutto di una perdita momentanea di controllo. Il 20% è convinto che la violenza interna a una coppia è una cosa privata e le altre persone non dovrebbero interferire. Stereotipi (se l’è cercata), giustificazioni (è stato un raptus, la gelosia), qualunquismo (sono fatti loro) che offrono un quadro allarmante. E tuttavia il quadro si è modificato radicalmente al termine del percorso educativo intrapreso grazie alla campagna InDifesa, che prevedeva incontri con studenti, insegnanti e genitori per insegnare il rispetto tra uomini e donne e la possibilità di risolvere i conflitti in modo non violento. Che lo strumento educativo sia uno dei mezzi fondamentali per contrastare il fenomeno della violenza di genere è ribadito anche nel protocollo Anci – Di.R.e (Donne in Rete contro la violenza, network che riunisce oltre 60 centri antiviolenza in Italia), cui il Comune di Sassari ha aderito formalmente l’11 giugno 2013.
Nel protocollo si parla di programmi di informazione e sensibilizzazione sul tema e di coinvolgimento degli istituti scolastici di ogni ordine e grado in rete con i centri antiviolenza per un’Amministrazione come quella di Sassari, che vanta l’esperienza di un progetto antiviolenza di lunga data come il Progetto Aurora – sottolineano dall’associazione noiDonne 2005 – quello della prevenzione a favore delle fasce d’età più giovani può essere un terreno nel quale spingersi e sperimentare misure inedite. E’ una questione di risorse, certo, ma anche di volontà e cambio di prospettiva.
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