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Antonio Sini 1 luglio 2015
Se Bruno chiama, Cuccureddu risponde
La patata bollente del calcio proprio non ci voleva, sul primo cittadino di Alghero la responsabilità di essere super partes, ma allo stesso tempo di gestire la situazione


ALGHERO - Il 1945 Alghero esce allo scoperto, le dimissioni di Pitalis & c. provocano un gran baccano [LEGGI]. Le “chiavi” della società vanno al sindaco Mario Bruno che, francamente, questa patata bollente probabilmente non la voleva. Già bastano i problemi dei rifugiati a Fertilia, le tensioni all’interno della sua Maggioranza che governa la città, il Puc in dirittura d’arrivo, la città nel caos traffico a causa dei lavori in corso, i problemi con il depuratore, l’ex campo rom all’Arenosu da bonificare, i disoccupati che bussano a Sant’Anna, i Servizi sociali che si trovano sommersi dalle richieste, ora anche il calcio è sul suo taccuino.

Ma siamo proprio certi che il sindaco possa dare risposte nel merito? E di che tipo? Siamo nel campo delle supposizioni, con pochissime certezze. Ma se il primo cittadino troverà risposte per la squadra di calcio della 1945 Alghero, perché non dovrebbe farlo per il Fertilia, per la Pietraia, per il Maristella? E perché solo al calcio? Bisognerebbe interessarsi anche al rugby, alla pallacanestro, al volley, giusto per citare quelli che ci vengono in mente (e ci scusiamo con gli altri). Ne consegue che la strada percorribile dal sindaco o da persona da lui delegata, è assolutamente piena di insidie. Per una soluzione che si potrebbe trovare, altre insidie, di rimbalzo si potrebbero presentare. Una comunità sportiva intera potrebbe bussare alle porte dell’Amministrazione per avere una mano. L’unica strada percorribile è interessare.

Un ruolo in questa vicenda potrebbe rivestirlo Antonello Cuccureddu, uomo al di sopra delle parti che forse aspetta solo di essere coinvolto. «Bisogna resettare tutto - afferma l’ex calciatore della Juventus e stimato allenatore - c’è bisogna di aria nuova e di nuovo entusiasmo. Alghero è una città che offre tante potenzialità, c’è bisogno di sedersi intorno a un tavolo, ragionare seriamente di cosa si vuole fare e con chi. Io - continua Cuccureddu - da tanto tempo ho dato la mia disponibilità, in città ho la mia attività, ma ho notato che nessuno chiede un parere, e non mi so dare una risposta. Francamente, è una situazione frustrante per Alghero, una città che con il calcio ha avuto sempre un rapporto di grande amore. E non dico cosa bisogna fare - continua l'ex terzino della Nazionale - lo abbiamo detto tante volte, bisogna solo farlo e farlo fare a chi capisce e dimostra competenza».

«Lavorare sui giovani e con i giovani, sfruttare le enormi potenzialità dei giocatori locali, dare loro rimborsi spesa garantiti, come dire pochi, se sono tali, ma certi. Io ho in piedi delle trattative, perché voglio tornare sui campi di calcio e fare l’allenatore, ma se dovessi rimanere in città sono disponibile a tirare fuori l’Alghero da queste sabbie mobili. Qualcuno mi dovrà pur contattare! Non dimentichiamo – conclude Cuccureddu - che parliamo di un campionato di Promozione Regionale, che non ha costi esorbitanti, c’è bisogno solo di una programmazione e di qualche imprenditore locale che supporti l’operazione di rilancio della squadra». Questo, in sintesi, il “Cuccureddu pensiero”, che a noi ha mostrato molto rammarico per come la sua città lo abbia relegato a un ruolo marginale. Lui, uomo di calcio che s’intende di calcio, non solo quello giocato ma anche quello gestito. E ora più che mai la città ha bisogno di figure carismatiche, che possano prendere per mano una situazione che sta prendendo un brutta deriva.
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