Grexit scatena il buonismo italiano

Le vicende economiche e finanziarie che coinvolgono la Grecia e la Comunitá europea hanno scatenato la recrudescenza di una malattia
di cui soffre l'opinione pubblica italiana: il buonismo. Sapientemente diffuso dai mezzi d'informazione, questo sentimento nazionale fa sí che la Grecia ed i suoi indebitati abitanti vengano visti come vittime di un'aggressione economica da parte della parte forte dell'economia europea. Aggressione vile ed immeritata verso un paese che ha dato tanto all'umanitá e dove é nata la democrazia; e di cui l'europa non puó fare a meno. La Grecia, chiariamo subito, é patria della democrazia come pure dell'oligarchia, della plutocrazia, della tirannia, del telescopio, dell'elicottero, e della gastrite: nomi, nient'altro che nomi. Quindi é madre del dizionario, nella migliore delle ipotesi. Chi ha avuto l'esperienza di accendere un mutuo presso una banca, sa quanto sia faticosa e lunga la trattativa, e quanto le garanzie richieste
superino a volte il valore delle somme richieste. E nessuno riesce ad
immaginare di poter dire, un giorno, alla banca: non ti pago.

Da notare, poi, che la BCE presta denaro a tassi che i comuni cittadini contribuenti si limitano a sognare, e che dimostra che non sono gli usurai a rovinare la Grecia, ma i cattivi impieghi dei prestiti. Non basta. Quando l'Italia é stata colta in fallo per le quote latte, ha pagato, cosí come ha pagato (e forse paga ancora) per permettere a rete4 di trasmettere. Tornando ai greci, il nostro buonismo ci fa credere che il referendum di domenica pro o contro euro abbia valenze salvifiche: quando, al contrario, la burrasca in cui si trovano gli ellenici non potrá che intensificarsi. Per poi vedere gli armatori fatturare in
Euro, e pagare i dipendenti in dracme, svalutatissime dracme? Il buonismo di cui sopra é utilizzato, per esempio, da Salvini in funzione anti Euro. Il nostro secondo Matteo, infatti, illude i suoi ipotizzando un ritorno alla lira dove i titolari delle "fabbrichette" padane possano guadagnare in valuta, pagando i dipendenti con carta straccia.

Perché infine anche Grillo si unisca alla compagnia é un mistero, dato che sul sistema economico desiderato dal M5s ne sappiamo quanto sui satelliti di Plutone. Qualcuno ha anche suggerito di salvare la Grecia col crowdfunding, ovvero raccogliere offerte sul web, dove basterebbero 3 euro a testa (compresi anche i neonati, i disoccupati e gli inabili) per sanare i debiti. C'é la proposta Varoufakis, della doppia valuta, con l'euro e la dracma a correre parallelamente, con il cambio di partenza alla pari: per 10 secondi. Evidentemente la questione Argentina é stata dimenticata. Il referendum greco di domenica é dunque un azzardo. Non si chiama il popolo a votare sí o no senza illustrare prima il significato della scelta. Con il rischio che una reazione a catena faccia sgretolare l'europa: che di fronte a Usa, Russia e Cina diventerebbe ben presto un ricovero per vecchietti.

Altro che povera Grecia e povero Tsipras: poveri noi! É ora che le responsabilitá dei singoli vengano a galla. Chi ha fatto errori di governo se ne deve andare, in Grecia come altrove. Chi ha preso soldi in prestito avventatamente impiegandoli male, li deve restituire, ricordando che i cittadini muoiono, ma gli Stati restano, e per pagare hanno a disposizione l'eternitá. Sarebbe anche ora che i cittadini capissero che la democrazia, parola greca che significa governo del popolo, é un vocabolo vuoto se non gli si dá significato andando a votare tutti, iniziando a mandare a casa i peggiori, perché i migliori vengono tenuti lontano dalle selezioni e leggi elettorali. Convincendo i troppi che, non avendo un hobby, fanno politica, a trovarne uno.

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