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Renato Soru 2 settembre 2015
L'opinione di Renato Soru
Su Funtanazza demagogia e polemica


Le polemiche di queste ore rispolverano la tesi della speculazione dietro il recupero dell'ex Colonia di Funtanazza, nel malcelato intento di annacquare, dietro accuse diffamatorie, le pesanti responsabilità del centro destra sulle scelte temerarie e illegittime compiute durante la passata legislatura in materia di ambiente. L’ex presidente Cappellacci vorrebbe farci dimenticare il tentativo maldestro di cancellare il PPR, a due soli giorni dal voto per le regionali del 2014, con una forzatura illegittima che ha messo in grave difficoltà i funzionari pubblici ai quali era assegnata la titolarità del procedimento di valutazione ambientale, obbligatoria per legge. Con questa operazione mistificatoria, alla quale si accodano i soliti pesci pilota nel tentativo di rimediare qualche avanzo di visibilità, si tenta di confondere la coscienza dei sardi, allontanandoli dalla verità dei fatti che giova ancora una volta ricordare.

Innanzitutto i tempi. Quando divenni presidente della Regione, nel 2004, ero già proprietario da qualche anno della ex colonia marina di Funtanazza e di una porzione del compendio di Scivu. Avrei potuto lucrare dei vantaggi personali, invece in modo del tutto coerente con gli impegni presi in campagna elettorale, ho varato dapprima la legge Salvacoste e poi il Piano Paesaggistico Regionale, che rivendico con orgoglio perché ancora oggi rappresenta uno dei modelli più avanzati di co-pianificazione del territorio e dei beni paesaggistici in Italia.
Entrando in vigore, nel 2006 il Ppr cancellava una pianificazione già approvata di 60mila metri cubi a Scivu, nei terreni appartenenti alla mia famiglia. A Funtanazza la possibilità edificatoria si è dimezzata, passando da 70 mila metri cubi a 40 mila, corrispondenti alle volumetrie già esistenti e che ora sono oggetto di riqualificazione.
Per questo non solo non ho tratto alcuna posizione di vantaggio, ma ho consapevolmente rinunciato a quasi 100 mila metri cubi complessivi di volumetria edificabile, perché ritenevo giusto anteporre un’idea di sviluppo rispettosa dell’ambiente e del bene comune ai miei interessi personali.

Aggiungo- come già pubblicamente annunciato in passato- di essere sempre disponibile alla cessione a titolo gratuito dell’area di Scivu, rimettendola alla Conservatoria delle Coste o comunque nella disponibilità del patrimonio pubblico. Sono purtroppo ancora in attesa, da anni, che qualcuno si faccia vivo per accogliere questa mia disponibilità. Tornando a Funtanazza, giova sottolineare che nel progetto di recupero dell’ex colonia è stata prevista la diminuzione dei volumi dello stabile, con la demolizione di due piani dell’edificio e di alcune pertinenze che insistono sulla spiaggia. Secondo quanto consentito dalle norme vigenti, è previsto che quei volumi vengano recuperati all’utilizzo alberghiero sotto forma di bungalows, dietro la fascia dei 300 metri dal mare. Ho avuto modo di precisare, al giornale che aveva erroneamente titolato sul via libera a 100 “villette”, che sia il numero che la denominazione attribuita a queste strutture non erano corretti, trattandosi in realtà di 50 bungalows, in tutto e per tutto ascrivibili alla pertinenza alberghiera e non di seconde case in vendita a privati. Chi parla di speculazione o di “villette” sul mare dunque mente sapendo di mentire, nel disperato tentativo di far dimenticare una gestione politica opaca e discrezionale che il PPR ha fortunatamente cancellato, stabilendo regole certe per tutti, a tutela dell’interesse collettivo dei sardi.

Al PPR, conviene ricordarlo, dobbiamo la salvezza di un paradiso naturale di 700 ettari vicino a Olbia, già ribattezzato Costa Turchese, dove si sarebbe voluto edificare per 250 mila metri cubi a due passi dal mare; ed è sempre grazie al PPR che sono rimaste intatte Porto Carbonara e Cala Giunco a Villasimius, su cui si sarebbero dovuti riversare 140 mila metri cubi di cemento. Infine, dopo la sentenza del Consiglio di Stato del 2014, che ha dato definitivamente ragione ad un meritorio ricorso di Italia Nostra, anche il disastroso progetto su Capo Malfatano, qualora fosse ripresentato dovrà passare per le regole stringenti del PPR. Questi sono i fatti inoppugnabili, contro cui la propaganda spregiudicata e stanca del centro destra non può nulla, neanche invocando l’oblio della memoria. Oggi la filosofia della tutela ambientale è entrata profondamente nella coscienza dei sardi, anche di quelli che in un primo momento la avevano osteggiata. Si è capito che è possibile pensare a un dialogo responsabile dell'uomo con il territorio, che può esistere un modello di impresa basato sulla conoscenza, sui saperi nuovi e su quelli tradizionali, sulla valorizzazione dell’ambiente e sulla terra. E’ una grande sfida, ma si può fare: coniugare progresso e tutela del territorio. Questa è la causa in cui credo profondamente, e che ho sempre perseguito coerentemente nella mia vita e nella mia attività politica.

*Segretario Pd ed ex presidente della Regione


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